Strani parallelismi…
Ieri mattina, poco dopo la fine del turno di lavoro, sono entrata in libreria e – complice una chiacchiera con la commessa mia amica – mi sono trattenuta sino a decidere di acquistare un libro di cui avevo sentito parlare qualche tempo fa.
Chiara Ibba.
Aveva compiuto 18 anni il 23 giugno 2008 e, quel 24 ottobre 2008, la sua vita è finita a causa di un tragico incidente.
Ricordo quel periodo, ricordo la notizia che circolò nei giornali e nelle tv, ricordo quanto fu agghiacciante sentir parlare di quella ragazzina morta volando fuori dal lunotto posteriore, esploso durante il testa coda della macchina sulla quale viaggiava con altri due ragazzi suoi coetanei, e della sua rovinosa caduta… passando tra strada e guard rail, per finire oltre il cavalcavia; un volo di quasi tre metri, poi, la fine.
Suo padre, Giampietro Ibba, medico presso un ospedale di Cagliari, quello in cui si è recato con la moglie Betti dopo aver appreso la notizia dell’incidente, ha provato ad esorcizzare il dolore scrivendo… e il risultato, a tre anni dalla tragedia, è proprio il libro che ieri ho acquistato.
Ne sentii parlare prima di partire per le ferie; una mia collega ha detto di aver partecipato alla presentazione del libro, che è avvenuta non più di due settimane fa, perché la giovane vittima era compagna di scuola di sua figlia.
Attraversare un dolore del genere, leggerlo attraverso le parole stampate e scritte dal pugno di una delle persone che l’hanno subito… è un passo che volevo fare, volevo sapere. Come avviene, come funziona, cosa succede, cosa si pensa.
E, dopo aver iniziato a leggere quel libro, sono andata a riposare… perché ho fatto l’apertura al bar ed ero sveglia dalle tre del mattino.
Mi sono svegliata perché squillava il telefono, mio fratello chiedeva perché mia madre non rispondesse… esco dalla camera completamente intontita e la cerco. Luci accese e pentola sul fuoco. Ma lei non c’era… mi affaccio dal balcone e vedo sulla strada tutti, meno che lei…
Apro la porta di casa e la trovo lì, con mio fratellino, e con l’altro fratello al telefono esclamo “Ma dove siete tutti??”.
Lei dice: “L’hanno investito”. Ma lui era lì… e l’altro al telefono. L’altro ancora lo sapevo stare bene. Tutto ok, tutto bene.
Ma un idiota, di fretta, ha superato la macchina che stava facendo attraversare mio fratellino, sulle strisce pedonali, e l’ha colpito. Senza provocare grossi danni… ma è stata una bella botta. E lo stronzo non si è nemmeno fermato, ha dato il gas e ha proseguito, consapevole di poter aver combinato qualcosa di grosso.
Ma l’omissione di soccorso è cosa ben peggiore.
E lui l’ha visto in faccia, questo adulto vigliacco che l’ha ingiustamente colpito e si è pure incazzato… perché?
Hai fatto una cazzata. Eri distratto. Non l’hai visto. Ma non hai ragione.
A volte bisognerebbe sapersi fermare e dire “Sono un coglione”. Non cambia niente.
Potrebbe essere suo figlio, è un ragazzino. E gli ha imprecato contro. A torto, per altro.
Non posso nemmeno pensarci…
Quel libro l’ho poi finito di leggere subito.
E, forse anche grazie a quelle parole tanto tristi, mi ritengo estremamente fortunata.
Andrea è qui.
Situazioni simili portano conseguenze ben più gravi, a volte…
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