Ultima settimana di ferie estive.
Passo mattine, pomeriggi e sere in totale silenzio.
Mentre muovo le mani, ascolto DeeGiallo: inscatolo – da due diverse case – oggetti, ricordi e vestiti talmente non usati che sono rimasti nel fondo dell’armadio, contenitori di sale e zucchero, latte per le emergenze mai state.

In questa settimana solitaria, ho relegato commissioni impegnative con la certezza che le avrei potute incasellare tra fasi di ricarica totalmente a piacere: sonnellino pomeridiano, lettura sconclusionata e pasti leggeri senza orari.

Oggi, dopo aver fatto una doccia rinfrancante, ho fatto un giro per coccolarmi.
La libreria è un luogo che mi rilassa tanto anche se, essendo una persona estremamente decisa quando sa di dover acquistare, ho preso tre libri che puntavo da mesi e sono andata alla cassa nel giro di pochissimi minuti.
Non mi sono data il tempo di sfogliare, rimettere giù, curiosare tra sinossi e spostarmi da un settore all’altro.
E dire che avevo voglia di perdermi un po’, ma il gusto di poter rileggere Murgia appena rientrata a casa mi ha spinta a non cincischiare troppo.

Ho comprato due libri utili per il podcast e per il mio progetto di formazione e poi sono tornata sull’espositore in cui è esposto da settimane l’ultimo libro scritto da Michela Murgia.

L’ultimo, in realtà, è stato scritto pochissimo tempo prima della sua morte e l’ha dettato lei stessa ad uno dei figli, non so titolo, indiscrezioni, argomento e periodo di pubblicazione ma ho la quasi totale certezza che lo vorrò.

Come Tre ciotole, appunto.

Ultimamente ho iniziato a seguire sui social Fabiana Andreani e, i due libri riguardanti il podcast sono Lavorare alla grande, scritto da lei, e Trova il lavoro giusto per te, di Richard N. Bolles, del quale Fabiana ha scritto la quarta di copertina.

Rientrando a casa ho sentito la musica proveniente dalla piazza vicina e, nonostante ultimamente sia molto più sociale del solito, ho preferito perseguire il progetto prefissato in silenzio sin dall’inizio.

Ho acquistato tre libri, preso il gelato per domani, e organizzato la cucina per bene.
Avevo già speso abbastanza per trascorrere il resto della serata con Michi, seduta nel terrazzino con una ciotola di pomodori, olio, sale e basilico coltivato da me.

Aprendo la prima pagina di tre ciotole, ho capito di aver speso volentieri dei soldi per passare il tardo pomeriggio a fare aperitivo con Murgia.
Io e lei, e al massimo i protagonisti del suo libro corale, pieno di racconti e persone.

Quando sono finita sul capitolo odioibambini ho sorriso, perché mi si è spezzato il cuore pensando a quanto io abbia bisogno di sentire le parole vive di una persona che non si vergogna di esprimere la sua idea impopolare con le argomentazioni più pulite e argute possibili.
Ho pensato “Murgy, … se mi manchi”.

I bambini saranno pur bellini, ma il punto non è quello – quella, al massimo, è un’opinione – è che Michela ha sempre parlato di cose giuste e sbagliate per lei e il fascino del suo canto, ogni volta, stava nel saper argomentare in modo ineccepibile, inattaccabile.
Da rubare. Da imparare.

Posso andare indietro nei video, nei libri, ma averla persa – a me – sembra ancora una violenza.

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