Quando ho deciso di tatuarmi la scritta Forever Young sul braccio non ho pensato al fatto che, oltre ad essere bellissimo possedere a lungo qualcosa che ci piace – a lungo tipo “per sempre”, appunto – potrebbe esserci un risvolto della medaglia poco “simpatico”: l’eternità, infatti, non è sempre una buona idea.

Qualche sera fa, ispirata da Andrea, ho guardato il film La morte ti fa bella e sapevo che ci sarebbe stato da riflettere, in primis, sul tema dell’invidia tra donne, competitive fino all’osso per la conquista di un uomo.

Avevo visto il film diversi anni fa e, come da (banale) copione, avevo memorizzato l’indimenticabile scena in cui Meryl Streep risistemava il suo collo da mipiegomanonmispezzo facendolo molleggiare come fosse fatta di gomma!

L’avevo archiviato in mente come un film idiota totalmente incredibile, una commediola basata su chissà quale trama e significato, invece – col fatto che ormai ho un compare di film e libri che conosce i miei gusti e gli argomenti che mi piace trattare – vengo a sapere che questo film non è come lo immaginavo e tratta un tema interessante che offre degli spunti di riflessione, anche se al limite del grottesco.

La fiducia che ho riposto in questo consiglio ha dato buoni frutti perché sin dalle prime scene l’ho trovato accattivante.

C’è Madeline Ashton, un’attrice snob e affascinantissima, e c’è la sua rivale dai tempi del liceo, Helen Sharp, scrittrice.

Le due si rincontrano dopo un’esibizione di Madeline e all’occasione partecipa anche il fidanzato di Helen, che si mostra subito attratto dalla donna di spettacolo, facendo sì che la sua fidanzata gli riveli un segreto: quella era la prova “Madeline” per capire se valesse la pena andare avanti con lui. In passato, infatti, ogni suo fidanzato le è stato rubato dall’amica e, prima di pensare di sposarlo, voleva che lui conoscesse la rivale di sempre, sperando non subisse il suo fascino.

Invece Madeline e Ernest si sposano. Provocando un grande sconquasso nella vita di Helen che dapprima perde il senno, finendo ricoverata in un ospedale psichiatrico, poi recupera i fili della sua vita… facendo il suo debutto in società in delle nuove vesti, in occasione della presentazione di un suo libro, e decidendo di invitare anche Madeline e consorte.

Madeline, convinta di continuare ad essere vincente nei confronti della vecchia amica, partecipa all’evento… per poi cercare di darsela a gambe senza farsi vedere da Helen, quando scopre che la donna è in formissima e ha un aspetto quasi più seducente del suo!

Siamo ad un primissimo punto focale.

Le donne Madeline pensano di poter vivere di rendita per tutta la vita, quindi smettono di combattere perché pensano ormai di avere la supremazia su tutti. Credono che il loro fascino sia indiscutibile e inarrivabile, dunque non tentano neanche di arricchire in qualche modo la personalità, non si migliorano, non hanno lo stimolo a credere che un giorno potrebbero mai avere difficoltà nell’ambito in cui, solitamente, non hanno mai avuto rivali.

Appunto perché si parla di avvenenza fisica, il momento della verità, per questi individui, arriva quando si ribalta la situazione in quell’ambito e quindi, improvvisamente, il brutto anatroccolo si trasforma in cigno, ridimensionando di colpo le convinzioni di chi non ha mai puntato sui contenuti, a costo di impegnarsi principalmente nell’arricchimento dell’esteriorità.

E’ una bellissima sensazione di rivalsa, quella che si prova – è capitato persino a me, diversi anni fa, quando in seguito ad un operazione chirurgica nella quale mi è stata asportata una cisti benigna molto voluminosa, mi sono trasformata fisicamente nel giro di una sola estate – perché mentre le donne Madeline hanno passato la vita a curarsi solo “fuori”, noi anatroccole nere – noi donne Helen – che ci siamo sempre date per perse, almeno su quel versante, ci siamo sempre curate della nostra personalità, del carattere, levigandolo come se fosse la nostra ultima e unica arma… per poi ritrovarci con l’asso nella manica quando siamo arrivate a conquistare il nostro posto al sole.

E’ il classico cerchio della vita: chi non ha niente per molto tempo arriva a conquistare tutto più tardi, nel preciso momento in cui ha ormai rinunciato o quando ci si è messi finalmente l’anima in pace, con rassegnazione e consapevolezza di dover desiderare altro, per evitare di soffrire ancora.

Il momento in cui Madeline e Helen si incontrano alla festa di Helen inizia il vero film, perché tutto si ribalta.

E’ Madeline a non voler incontrare Helen perché vederla, affrontarla, diventa imbarazzante ed è conscia di non avere più la certezza di vincere la sfida nel momento in cui saranno a confronto. Madeline diventa la debole, per la prima volta, ed è più impreparata di quella Helen dei vecchi tempi che, pur giovane, ha sempre vissuto nelle retrovie e, gioco-forza, gestiva il suo status con più naturalezza, dato che è sempre stato un’abitudine per lei.

Madeline è impreparata, quindi, semplicemente perché non si è mai messa in discussione, perché non si è mai posta l’interrogativo e non ha mai pensato sarebbe stato possibile un ribaltamento tale. Il non pensare “nell’eventualità che…”, perché si è troppo sicuri, è la chiave certa per trovarsi spaesati nell’orlo di quel precipizio che, come racconta il film e anche la vita, non si può mai essere certi di non incontrare!

Chi si loda s’imbroda, recita un detto.

E allora, quell’uomo che l’aveva lasciata perché soggiogato dal fascino della Madeline bellissima e piena di lustrini, finisce imbambolato… portandoci a scoprire le velleità di Helen che, a sua volta, tanto angelica non è.

Nascosta sotto le spoglie della derelitta e bruttarella Helen c’è, infatti, una doppiogiochista che viene a galla appena il suo personaggio nella versione “cigno” fa capolino nelle scene.

Arriviamo, quindi, ad un altro elemento fondamentale della narrazione.

Dietro uno status sfortunato e impopolare c’è, spesso, qualcuno che ha un carattere poco deciso e poca determinazione di raggiungere obbiettivi sempre migliori.

Persi dietro l’autocommiserazione per la situazione poco favorevole – da outsider – ci si pone in un angolazione sfortunata, fase durante la quale non si “tira fuori la testa dal sacco”, come molti usano dire.

Helen, finché non la scopriamo bellissima, passa il suo tempo ad essere un personaggio triste e rosicone, senza un briciolo di autostima e amor proprio. Poi arriva la bellezza, la perfezione, e allora ecco che arrivano gli atteggiamenti prepotenti e forti, superiori, i doppi giochi.

Helen è uno di quegli individui che fanno i gradassi solo quando hanno le tasche piene di soldi. I finti coraggiosi, insomma. Quelli che, fino a che hanno tutto da perdere, non rischiano il minimo becco di un quattrino, ma quando il carro giusto arriva, allora ci salgono con quella maestria di chi vuole dare a vedere una certa disinvoltura.

Solo quando Helen tira fuori la sua personalità, abbiamo a che fare con la Madeline umana, quella che – come c’era da immaginarsi – sfodera l’immensa insicurezza malcelata dietro la sua aria da donna inarrivabile e affascinante, per dare una prepotente lezione a tutti quelli che spesso pensano che le Api Regine – per ragionarla nei termini adatti a questo contesto – non c’è possibilità di spodestarle.

Anche la situazione più radicata si può modificare, ma bisogna avere principalmente fiducia nel fatto che ce la si possa fare. Non si scala una montagna pensando che il picco più alto è una meta impossibile. Più si immagina alto, e più è inarrivabile.

Madeline deve reagire e il suo primo pensiero è ricorrere al chirurgo plastico che, sibilante come un serpente a sonagli, le da un biglietto da visita con il numero di telefono di quello che si immagina sia un centro miracoloso.

Si entra nel vivo del fantasioso, perché Madeline entra a contatto con una misteriosa e avvenente donna che le parla di un elisir di lunga vita, una pozione per l’eterna giovinezza e, in seguito ad una brevissima dimostrazione, convince la donna ad assumerlo.

Madeline è bellissima, è ritornata giovane, e rientra a casa conscia di aver riconquistato l’arma grazie alla quale ha sempre ottenuto tutto, dunque il suo atteggiamento con il marito Ernest è ancora più disfattista del solito e tra i due c’è il solito alterco che, un po’ perché ispirato dalle provocazioni di Helen e il pensiero di un futuro senza sua moglie, si conclude con la caduta dalle scale di Madeline.

Convinto che la donna sia morta, Ernest chiama Helen, ma si accorge ben presto che Madeline è sopravvissuta, nonostante il suo corpo abbia subito delle importanti fratture che non sembrano, però, pesare troppo sulla salute della donna.

Arriviamo a comprendere che la pozione dell’immortalità non consente la morte fisica dell’individuo ma, dato che il battito del cuore e le altre funzioni vitali sono state compromesse dopo la caduta, il fisico è comunque clinicamente morto e segue il normale processo di decomposizione.

Ernest non fa in tempo a digerire la questione che deve affrontarne un’altra simile: Helen, convinta che Madeline sia morta, raggiunge casa Melville per inscenare con Ernest la morte dell’acerrima nemica, ma scopre che la donna è ancora viva, e si scatena un terribile litigio che termina con una fucilata contro Helen, che quindi muore immersa nella piscina di casa Melville, tra acqua e sangue.

Il colpo di scena – anche piuttosto telefonato, a dire la verità – è che Helen si tira su, pure lei, come niente fosse… se non che il suo stomaco ha un buco, ricordo della fucilata, ma Helen sembra non sentire alcun dolore.

L’avvenenza “nuova” di Helen, in parole povere, era frutto anche quella della pozione di giovinezza.

Eccoci alla seconda tappa fondamentale del film: Madeline ed Helen, ormai coscienti di non potersi uccidere a vicenda, decidono di affrontarsi reciprocamente e lottano come forsennate, finché la grinta finisce, e chiariscono i loro vecchi rancori.

L’importanza delle parole è tutta in questa scena. A volte serbiamo rancore per le persone, a lungo, per anni, e sarebbe bastato sputar fuori il fiele per trovare, poi, il modo di appianare tutto.

Il film non racconta una favoletta quando ci mostra le due donne che, inizialmente sembrano non poter trovare il minimo accordo, e invece poi finicono per confessarsi a vicenda che hanno commesso entrambe errori e hanno peccato di invidia e perfidia reciprocamente.

Sono uno spettacolo quando raggiungono Ernest, che nel frattempo avrebbe deciso di evitare entrambe per non avere più problemi, e lo informano di aver trovato un accordo. Cosa che – proprio perché sono donna – posso dichiarare essere una soluzione inquietante.

Quando due donne passano la vita ad odiarsi e poi improvvisamente si coalizzano… non si sa mai cosa diavolo possa capitare!

Non volevo dilungarmi così tanto ma è fondamentale arrivare ad un terzo punto: ora che le donne sono d’accordo, ditemi un po’ quale è l’anello debole? Chi ci rimette da lì in poi? Chi è colui che deve scappare, finché può, per salvarsi? Eh? :D

Sì, bene. Questo è un blog semi-femminista, vagamente Donna, e non mi posso esimere dal dirlo: ora sono tutti cazzi di Ernest.

E infatti finisce in mezzo alle due pazze che, guardandosi negli occhi, riflettono sul fatto che i loro corpi immortali deperiranno e hanno bisogno di un manutentore costante.

Quale miglior manutentore – leggasi schiavo al servizio del loro benessere/benestare/bellezza – che un chirurgo estetico riciclatosi a truccatore di salme? Daje. Sempre lui, sempre Ernest.

Hanno combattuto per lui, volendoselo strappare a vicenda, senza pensare che avrebbero potuto usufruirne semplicemente in contemporanea alternanza :D

Geniacce. Ecco quando mi piacciono, le donne.

Insomma, Ernest si sente un po’ giocato in tutto ‘sto ambaradan e, giustamente, cerca di rivendicare la sua libertà, arrivando a rifiutare di ingurgitare l’elisir di lunga vita (offerto dalle due donne, al solo scopo di avere la certezza di averlo al loro servizio per l’eternità).

L’epilogo è…

ALT! AVETE VISTO IL FILM? SI? NO?
VOLETE RIMANERE CON IL DUBBIO? LA SORPRESA, PERCHE’ VI HO TALMENTE INCURIOSITO E ORA VOLETE ASSOLUTAMENTE GUARDARE “LA MORTE TI FA BELLA”? BENE.
NON CONTINUATE.
SENSO VIETATO.
VIA! SCIO’!!!
LONTANI DA QUI, SUBITO!! 

..l’epilogo è che Ernest, non si sa come (anche perché raccontare le rocambolesche avventure di un uomo in fuga da due maniache immortali è ancora tutta un’altra storia, che merita altre due belle orette di filmozzo!), riesce a divincolarsi dalla presa delle due e conosce una donna con la quale forma una famiglia e muore. La storia riprende durante la sua onoranza funebre, giusto per raccontarci che due coglionazze ossessionate dal fisico, che si sono fatte la lotta tutta la vita, saranno una l’unica compagnia dell’altra, in vecchiaia. Le due passano il tempo a restaurarsi la pelle a vicenda. Cadendo, poi, rocambolescamente dall’ultimo gradino del sagrato e finendo distrutte in tanti pezzi, come bambole di ceramica.

Immortali, ma completamente distrutte.

Che dire? Un film intelligente e assolutamente sincero. Le donne hanno miliardi di difetti ed eccoli qua. Ogni personaggio ha le sue pecche, le sue debolezze, la sua sporcizia personale quando si trova in situazioni difficili da gestire.

Apprezzo sempre molto la sincerità e la concretezza nelle storie inventate, me le fa sentire vicine!

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