Ho scoperto la storia di Giorgio Rosa perché, qualche giorno fa, mio fratello – ultimo baluardo della famiglia ad avere un account Netflix – mi chiede se avessi visto il film L’incredibile storia dell’Isola delle Rose con Elio Germano.

In un secondo, la mente vola al lontano 2001, quando – in pieno spirito trashino – avevo iniziato a seguire la serie Via Zanardi 33 in cui Germano credo abbia visto i suoi esordi.
Il DAMS mi sembrava una figata pazzesca e Via Zanardi per me rappresentava una leggenda.

Ci sono voluti vent’anni e quella leggenda la sto calcando proprio adesso.
Chissà perché non ho mai fiducia nel futuro…
Va be’, questa è un’altra storia. Andiamo avanti!

Mio fratello aggancia la mia attenzione dicendo che, negli anni ’60, un ingegnere italiano ha costruito un’isola al largo di Rimini con l’intenzione di creare una micronazione.
Il tutto funziona finché la piattaforma non viene attaccata dall’esercito italiano e distrutta, ma l’impresa è rimasta nella storia e credo possa essere ritenuto un emblematico esempio del genio e della sregolatezza che si potevano possedere negli anni del boom economico.

Tutto era in crescita, tutto era possibile, chiunque ci credeva!

Ho guardato il film e immediatamente mi sono chiesta cosa della pellicola fosse vero e cosa sia stato romanzato quindi sono andata alla ricerca di documenti reali sulla vicenda.

Esiste un documentario nel quale viene raccontata la vera storia dell’Isola delle Rose (disponibile solo in Esperanto), che è una simpatica commedia utile solo a scoprire a grandi linee una storia di genio e follia, ma non sufficiente per poter dire di conoscere la realtà sull’impresa dell’ingegnere emiliano.

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, di Sydney Sibilia

Il film per Netflix è una commedia realizzata tra Roma, Malta e Cogne e ambientata principalmente in Emilia Romagna, tra i porticati di Bologna e la riviera Romagnola.
E’ una commedia che si prende l’impegno di far conoscere, ai più, l’incredibile impresa di Giorgio Rosa, un ingegnere neolaureatosi alla fine degli anni sessanta, che sfama il suo sogno utopico, semplicemente impegnandosi per realizzarlo.
Il punto non sta nel fatto che, appena la sua impresa sembri decollare, la realtà bussi alle porte dell’isola per cancellarne ogni traccia, rendendo vani studi e investimenti di denaro e tempo.
E’ importante considerare quanto sia coraggioso credere in un’idea difficile da mettere in opera ed attivarsi per renderla reale consapevoli che, al novantanove per cento, verremo derisi e ostacolati da qualcuno decisamente più grande di noi.
Mai come questa volta: non è la meta ma il viaggio a contare davvero.

Differenze tra film e realtà

Qualcuno deve aver pensato che fosse necessario creare un hook narrativo romantico, così la relazione tra Giorgio Rosa e Gabriella Chierici viene raccontata in procinto di vedere la luce al tempo della costruzione dell’isola.
Diventa la causa della nascita della micronazione, a seguito di un dialogo in cui Giorgio – cercando di riconquistare quella che fu la sua ragazza fino a tre anni prima, ma ormai promessa sposa ad un altro – fa il gradasso con lei dicendole di avere le capacità di poter creare un suo mondo, dove poter stabilire autonomamente le regole.

In realtà, Chierici e Rosa sono già sposati e hanno un figlio di sette anni quando insieme lavorano alla realizzazione della piattaforma al largo di Rimini: la donna ha sempre creduto nelle idee del marito e lo ha sostenuto e affiancato durante tutta l’impresa.

Altrettanto comprensibile è la scelta di non rappresentare ogni minimo passaggio che ha portato alla genesi della piattaforma.
E’ stato rappresentato l’essenziale e l’escamotage narrativo del flashback giustifica a sufficienza la scarsità di dettagli sulla progettazione tecnica.

Sono andata alla ricerca di maggiori informazioni e mi è sembrato tutto molto più realistico quando ho scoperto che sono passati quasi dieci anni dal momento in cui Giorgio Rosa ha avuto l’idea a quello in cui ha effettivamente messo in opera il frutto dei sui studi, superando anche un primo crollo strutturale causato da un difetto di progettazione.

Anche riguardo gli abitanti dell’isola, il film si concede alcune licenze narrative.

Il primo abitante dell’isola è effettivamente un naufrago, ma nel film non viene menzionata la coppia che abita l’Isola delle Rose stabilmente, credendo nell’idea dell’ingegnere e partecipando attivamente allo sviluppo del progetto.

Il film è un godibile antipasto di una storia eccentrica e futuristica, che rende necessario l’approfondimento e porta alla scoperta di tante altre realtà simili aventi avuto un epilogo, in alcuni casi, un po’ più fortunato.

Altre micronazioni in mare aperto e non: qualche link per approfondire

L’argomento è piuttosto vasto: io sono partita dal guardare il documentario su youtube finendo per arrivare a scoprire l’esistenza di altre realtà molto simili.

Oltre alla fu Isola delle Rose, in Italia esiste il principato di Seborga che non riconosce l’appartenenza alla Repubblica Italiana per una serie di motivi che spiega nella pagina perché siamo indipendenti.
Ho avuto il piacere di guardare un documentario realizzato da MrNobody, che ci mostra storia e regole del principato, raccontate dai suoi abitanti e dai rappresentanti della legge.

Un caso ancora più eclatante e particolare è rappresentato dal Principato di Sealand, situtata al largo delle coste inglesi e molto simile strutturalmente all’isola delle Rose.
Occupata, dal 1967, dalla famiglia di Paddy Roy Bates, non venne mai riconosciuta come stato indipendente.
Venne sfruttata, con successo, come asilo per attività illecite in altri territori e attualmente è posseduta dall’ultimo erede della famiglia Bates, classe 1986.

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