Tanto tempo fa, prima di collezionare libri, prima che iniziassi a vivere, prima di avere l’indipendenza economica che non mi lasciava collezionare nemmeno i dvd dei telefilm che seguivo con tanta passione, dei telefilm stessi avevo solo le tracce sgangherate e scaricate sul pc.
Episodi categorizzati e organizzati con cura, custoditi in cartelle nominate e sempre a disposizione per seguirli, vederli e rivederli.
Quella è stata la mia fonte di cultura per diverso tempo. Quello è stato il modo in cui ho potuto tenere sempre la mia mente e la mia coscienza allenate, mentre non leggevo e la mia fantasia non poteva aspettare lo stimolo della vita esterna, per abbandonarsi a ragionamenti e elucubrazioni su qualsiasi argomento.
Mentre ieri mi trovavo al telefono con una persona, mi è ritornato in mente l’episodio “Boo” di Dark Angel.
E’ un orgoglio ricordare così bene certe lezioni, certi racconti, esposti in modo divertente e godevole.
E poi è cultura. E’ stimolo. E’ la sensazione di avere costantemente la capacità di ragionamento in mano.
Tempo fa, spento il televisore, finito di vedere ogni episodio, lo spazio per il ragionamento era aperto… e ogni tematica proposta, la sviluppavo poi per conto mio.
In “Boo” abbiamo Max, Joshua e altri transgenici, vagare pericolosamente per Seattle. Nel finale, si giunge ad una scena in cui i transgenici vengono catturati e Max avanza un tentativo di difesa nei confronti del suo amico ma, alla domanda “Perché lo difendi? Sei una di loro?” lei risponde no.
Sa di aver negato la sua stessa origine e di essersi potuta salvare, discostare da chi è stato catturato, solo perché lei è una dei fortunati transgenici che possono mimetizzarsi da umani, tra gli esseri umani veri, e non conosce quale sia la ferita che ogni giorno subiscono i suoi fratelli dall’aspetto più marcatamente inumano.
Un’amica, che in un gruppo di persone in cui lei è malvista, mi ha detto: “Non far sapere che ci telefoniamo. Non far sapere se e quando ci vediamo. Potrebbero accanirsi anche con te!”.
Ho pensato al fatto che, se sono tua amica, non potrò nemmeno vergognarmi di farlo sapere pubblicamente.
Ho pensato che ogni cosa che io scelgo e faccio non mi fa mai vergognare, finché questa cosa non contempla il furto o l’omicidio.
Se sono amica di qualcuno, se nel mio cuore c’è un posto per una certa persona, io questa persona la sostengo e la appoggio e che la cosa avvenga pubblicamente o privatamente non cambia niente, non me ne accorgo nemmeno.
Ma la triste verità è che il consiglio ricevuto da questa amica ha un senso fondatissimo perché, nella terribile ignoranza che imperversa nel mondo, dichiararmi e schierarmi a favore di lei, significherebbe davvero equivalente a firmare una sorta di appartenenza ad uno schieramento che, un certo gruppo, ha deciso di bombardare.
E’ la terribile verità del mobbing, quello velato. Quello silenzioso e quasi impercettibile.
Ma quel mobbing che arriva a creare problemi veri. Danni all’autostima, alla serenità individuale, anche alla salute psico-fisica.
E mi girano i coglioni, seriamente.
Infatti, il giorno che si affronterà con tutti l’argomento “me+lei”, il fatto che siamo amiche e che io non ho alcun beneficio nel farle una guerra insensata, spiegherò anche che sono povera. Povera e sguarnita di tutta quella ignoranza che non li porta a ragionare.
E’ terribilmente triste pensarci, io sono forte, io lotto, io rispondo con le bombe alla guerra.
Ma c’è chi non lo fa. E, alla sola minaccia di bombardamento, sta già ragionando come se avesse perso tutti gli arti nel combattimento…
E’ vero che il mondo è popolato solo da chi sopravvive alla legge del più forte, è darwinismo, è semplice legge dell’evoluzione, ma non possiamo essere così animali, con i nostri simili.
Pensiamo solo se tutto l’accanimento che mettiamo con un estraneo, lo applicassero ad un figlio, un fratello, un caro…
Mi vengono i brividi!
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