Qualche settimana fa ho acquistato l’ultimo libro di Fabio VoloLe prime luci del mattino, edizione Mondadori, 19 euro, 244 pagine. Copertina rossa, fotografia – come sempre di Fabio Volo – raffigurante un calice da vino contenente del latte…

Ieri sera (iniziato a scrivere il 2 novembre n.d.r.) ho deciso di iniziare a leggerlo. Volevo per le mani delle pagine leggere, una lettura scorrevole, una storia moderna e accattivante e, quando si tratta dei libri di Volo, tutto questo è pressoché una garanzia anche se, in realtà, io ho solo letto Il giorno in più; possiedo anche tutti gli altri, ma non li ho ancora nemmeno sfogliati.

Durante la lettura mi sono avventurata in un escalation di sensazioni già vissute che mi ha coinvolto tanto e che mi hanno fatto trovare la storia credibile e coinvolgente così ho sottolineato tantissime frasi, specchio delle fasi psicologiche più importanti affrontate dalla protagonista.

Lei: Elena.

In un gioco narrativo che intrappola la vicenda raccontata tra presente e futuro, conosciamo Elena e la sua forza, alternando la lettura delle pagine del suo diario scritto all’epoca dei fatti e un racconto slegato dal tempo scritto in un presente in cui la donna ha trentotto anni e sta cambiando casa, per la terza volta, come specifica lei stessa.

Come è comprensibile, nelle parti in cui Elena parla al presente commentando la se stessa del passato attraverso il suo diario, la sua esposizione è più matura, le sue parole più pacate e cariche di tenerezza per quella che è stata un tempo, prima del suo grande salto.

Nel momento in cui nella sua vita compare Lui, il lettore è quasi spontaneamente – ma erroneamente – spinto a pensare che non sarebbe accaduto nulla se i due non si fossero mai incontrati, mentre è alquanto chiaro, se ci si sofferma sulle prime pagine del diario, che l’entropia di Elena era già innescata, c’era già qualcosa di acceso a turbarla.

Elena è sposata con Paolo e conduce una vita regolare, anche se sempre quasi sempre impercettibilmente scomoda, fino a che non inizia ad annotare sul diario le sensazioni nuove di ribellione che iniziano a fare capolino, ad esempio, grazie ad un sogno in cui viene invitata in casa da un misterioso uomo del vicinato…

“Ricordati che vieni a cena da me questa sera” […]

Ero emozionata, eccitata, felice. Quando sono arrivatadavanti alla sua porta, lui mi ha presa per mano e mi ha guidata dentro. La casa era quella in cui sono cresciuta.

“Abitavo qui, una volta, lo sai?”
“Certo che lo so”.

Con la coscienza di quello che è l’intero libro e la rete di rapporti stretta attorno ad Elena, questo sogno – a mio parere – centrifuga alcune importanti figure maschili presenti attorno alla protagonista. Superficialmente espone un contesto di tentazione in cui, come le annotazioni successive specificano, Elena sentiva di poter essere libera da qualsiasi legame che potesse obbligarla a declinare l’invito. Realizza chiaramente che, nel sogno, non ha il pensiero di un marito da rispettare e quindi accetta immediatamente, per poi ritrovarsi in casa del presunto sconosciuto vicino che diventa la sua casa d’infanzia… quella in cui ha vissuto con i genitori.

Ho un po’ visto, in questa figura maschile che la invita ad entrare, l’immagine del padre della protagonista con cui, scopriremo lungo le pagine, la ragazza aveva instaurato un rapporto molto viscerale e un filino incestuoso, almeno psicologicamente, come è quasi normale che sia per le figlie femmine nei confronti del genitore, secondo il complesso di Elettra.

Quando il mio corpo ha iniziato a crescere, e i seni a spuntare, tra noi qualcosa è cambiato. Mio padre ha smesso di abbracciarmi e i contatti fisici tra noi sono andati diminuendo. La mia femminilità mi ha allontanato dalla persona che amavo di più al mondo.

Una serie di episodi in cui è lampante la perduta armonia matrimoniale scandisce l’intero mese di gennaio di Elena, che sfoga la frustrazione per il suo matrimonio privo di sentimento e armonia, raccontando della sera in cui Paolo smonta l’aspirapolvere e occupa il tavolo della cucina, poi entra nella stanza da letto dove si trova lei in quel momento e lascia anche un’anta dell’armadio aperta…

Azioni che, fino a poco tempo prima, l’hanno sempre lasciata indifferente, apatica, iniziano a diventare pesi, macigni ingombranti e fastidiosi.

E’ prevedibile che, in un contesto di insoddisfazione già ben delineato, arrivi qualcuno che destabilizza definitivamente il tutto ed è anche molto chiaro che tale situazione sia una conseguenza, non la causa di ciò che avviene dopo.

Molto spesso si è portati a pensare che se si recupera qualcosa mentre la si vede cadere rovinosamente a terra si può salvare la situazione…  è che nei rapporti umani, quando qualcosa va giù in picchiata, c’è ben poco da recuperare e raddrizzare.

Una relazione non finisce nel momento in cui entra in gioco una terza persona, che assume o meno un ruolo rilevante, quella relazione è già finita da un pezzo ma non se n’era ancora accorto nessuno. La conseguenza di un cuore e una mente libera sono, appunto, la disposizione a recepire la presenza di un membro estraneo alla coppia, nel momento in cui questo qualcuno mostri un determinato interesse…

Dunque Elena si lascia turbare da quello sguardo…

Mi aveva dato la mano guardandomi negli occhi senza mai distogliere lo sguardo. Mi aveva turbata. Quello sguardo mi era rimasto addosso per ore. Per tutto il giorno.

Anche la sera, mentre tornavo a casa in macchina, ripensandoci mi ero ritrovata a sorridere senza motivo. In quel periodo non ero abituata a essere guardata così.

Lo scrive Volo, ma la mia Orne l’aveva detto anche in uno dei suoi commenti: “l’uomo, che essendo un essere umano alquanto pigro, spesso dimentica che se lui vede la sua donna come la sua migliore amica, la madre dei suoi figli, la sua musa, la sua metà – e la da per scontata mentre si “occupa” di tutte le altre, almeno di guardarle – gli altri uomini invece la guardano come una “femmina”, cosa di cui una donna ha profondamente bisogno per sentirsi bene con se stessa e per dare il massimo al suo uomo” ed è una verità. Saremo pur viziate, superficiali e frivole… ma è fisiologico.

Gli uomini e le donne hanno delle necessità fondamentali, primordiali, cui non possono rinunciare… a costo di tutto.

E’ piuttosto veritiero e realistico che Elena, dal momento in cui compare Lui nella sua vita, inizi a guardarsi allo specchio, vedendosi sempre imperfetta o, ad esempio, decida di comprare un paio di scarpe costose ma bellissime. Decidendo di viziarsi come qualsiasi donna che ama la sensazione che prova nel piacere agli altri.

Lo step successivo agli sguardi è il “passaggio” del numero di telefono.

Non ne ho parlato con nessuno, nemmeno con Federica. Non so perché mi sono comportata così. Mi sembrava di fargli un torto.
L’ho detto solamente a Paolo. Durante la cena gli ho raccontato tutto, dicendo però che era successo a Federica.

“Sarà uno di quegli uomini che fanno sempre così, uno come mio fratello: se capiscono che c’è una piccola possibilità, ci provano subito. Con te non ha fatto il cretino perché avrà visto che porti la fede”.
Le sue parole mi hanno infastidita.

Quanto mi riconosco nelle azioni di Elena e nei suoi ragionamenti, che sono stati i miei. Precisi. Identici. Le mie parole, quasi come se Volo mi avesse ascoltata quel luglio di un anno fa…

Se sono attratta da un altro uomo significa che non amo più il mio, piuttosto che tradirlo lo lascio e poi mi metto con l’altro, non potrei mai tradirlo!

Una donna incapace di tradire il suo uomo, di commettere l’errore e l’offesa, la donna monogama passa sempre attraverso una fase di lancinanti sensi di colpa e tentativi di “pulizia” di se stessa quando le si sta aprendo davanti una porta così difficile da affrontare…

Non ci sono giudizi che tengano, non accetto che si ribatta a questa mia affermazione dicendo che la donna che prima si lascia tentare e poi tenta di negare tutto con se stessa, è maligna. Quella donna non si capacita ancora coscientemente di cosa sta succedendo e cosa succederà! Quella donna non è in malafede. Se lo fosse, sarebbe arrivata pronta ad una situazione del genere, se lo fosse avrebbe pronte tutte le carte giuste per tenere in piedi due situazioni in modo sereno, allegro ed egoistico: mando avanti entrambe e mi godo il meglio da tutti e due.

Sbagliato. Perché Elena, pur tradendo, è monogama. Non concepisce più rapporti col marito da tempo ma, dopo che inizia ad incontrare Lui, si nega anche più strenuamente a qualsiasi forma di tenerezza avanzata da Paolo.

Elena non è coraggiosa, non è ancora forte del voler affrontare la separazione da un marito che è sempre stata l’isola di sicurezza della sua vita. Elena, però, non gode della doppia isola con cattiveria e senso di vittoria. Elena è combattuta tra il conoscere una nuova se stessa e vedere la sua vecchia faccia in contemporanea. Un percorso che la porta ad amarsi e scoprirsi, sentirsi viva e fremente, ancora capace di emozionarsi e desiderare la vicinanza di un uomo, desiderare di sputare fuori la sua più sfrenata libidine, desiderare di poter essere spregiudicata come ha sempre sentito di essere ma non ha mai scoperto davvero per via di una relazione fin troppo puritana con il marito.

Paolo. Consorte affettuoso e buono. Un uomo che si accontenta delle partite e del divano, un uomo che – ad ogni manifestazione di malcontento della moglie – sente barcollare le certezze e risponde sempre con un’aggressività pungente e mirata ad addossare le responsabilità del malfunzionamento del rapporto su di lei.

Mi piace mettere l’accento su questo punto e ringrazio infinitamente Fabio Volo che ci regala uno spaccato così veritiero del mondo maschile e di alcune sue terribili abitudini. Visto che l’autore di “Le luci del mattino” è uomo mi sarei aspettata di peggio: una strenua difesa della categoria, a tutti i costi, ma Volo si conferma come uno dei primissimi che espone senza vergogne vizi e virtù del suo genere. Lo stimo come scrittore principalmente per questo!

Insomma, prendo spunto da questo realistico e sincerissimo personaggio per chiedermi e chiedervi: perché gli uomini, molto spesso, quando la loro storia con una donna è palesemente giunta al capolinea, non hanno la forza di ammetterlo e prendere il discorso a tavolino con lei, per approfondire il concetto e ottenere risposte pur poco edificanti, ma – almeno – sincere e oneste? Che senso ha portare avanti un rapporto che è chiaramente fallito, sbiadito, l’ombra di quello che era quando è iniziato?

Non sono convinta che le donne siano migliori, è che quando si è trattato di dover ammettere che una storia era ormai finita e senza possibilità di recupero, gli uomini che ho conosciuto non hanno mai guardato in faccia la realtà nel momento in cui l’ho fatto io, anzi, mi hanno detto “la colpa è tua che dici queste cose”. Come se le parole si potessero tradurre in realtà solo pronunciandole, e che non fossero una semplice, anche se scomoda, riflessione dei fatti…

Il fatto che una donna o, in generale, uno dei due membri della coppia manifesti malcontento o esponga la sua visione tragica della situazione, non sarebbe – solo quello – motivo di porsi qualche domanda? Che motivo c’è di affossare la bestia che sta crescendo inventandosi delle colpe da riversare su chi sta aprendo il vaso di Pandora, senza porre minima attenzione ai concetti esposti dal partner?

Struzzo. Testa sotto la sabbia. Ecco una fedele dispositiva della situazione.

Anche Paolo nasconde la testa sotto la sabbia, ripetutamente, strenuamente, insistentemente, stupidamente. Non potrebbe nulla, in ogni caso, ma oltre a non svegliarsi dal torpore, nega anche l’evidenza. Dante, nell’Inferno della sua Divina Commedia, li nominava ignavi, quelli come lui…

Paolo fa in tempo a perdere sua moglie per strada.

Nella fase in cui Elena non ha ancora ben compreso l’origine del suo malcontento non ufficialmente ammesso – deduciamo, quindi, un po’ prima dei fatti narrati nel libro – ha appena superato la fase del desiderio delle attenzioni di suo marito. Fase che prosegue anche più avanti, a dire la verità, in alcuni sprazzi di vita di coppia che le rimandano indietro le reazioni di un marito stanco e poco incline alle coccole, alle affettuosità che lei cerca come ultima ancora di salvataggio… il rifiuto di Paolo era la goccia prevedibile che fa traboccare tutto.

Ho scoperto cosa c’è di peggio di un bacio negato quando lo desideri: un bacio ricevuto quando ormai è troppo tardi.

Perché – ahinoi – gli uomini sono specialisti anche in questo.

Nel frattempo che “tu” sei ancora collegata a loro, non avranno da darti ciò che vorresti, l’attenzione che desideri, le risposte e la presenza giusti per sentirti la loro musa. Sono successe tante cose, ma ancora siete lì a credere che la loro presenza potrebbe cambiare qualcosa, farvi sentire un brivido. Fino ad inaridirvi completamente… e, nel momento esattamente successivo alla perdita del collegamento, tenetevi pronte ad averlo alle calcagna, pronto a darvi le attenzioni che non vi ha riservato quando avreste strenuamente barattato un rene con un suo abbraccio caldo e innamorato, uno sguardo con occhi languidi, una sorpresa speciale e carina. Lui colmerà inconsciamente quella voragine che ha lasciato e che, dopo che ci scolleghiamo definitivamente, lasciamo anche noi scoperta. Troppo evidente. Troppo spaventosa. Lui saprà correre ai ripari e fare in modo che sembri essere qualcosa di mai esistito.

L’uomo, in queste cose, arriva sempre un istante in ritardo rispetto alla partner. Fuori tempo massimo, ormai.

Ma ritorniamo al libro, con un piccolo dialogo tra Elena e Carla…

“…Ma se so già che è un errore, perché lo dovrei fare?”

“L’errore in sé conta poco, conta come diventiamo dopo quell’errore, come incide su di noi, come ci rende…”

Elena è indecisa: buttarsi nel vuoto, o non buttarsi? L’amica Carla la esorta a farlo, a sconfiggere quella voce fin troppo ragionevole che non l’ha mai lasciata libera di vivere la vita, libera di godere di esperienze poco esemplari, parentesi discutibili, al solo fine di godere di quelle speciali sensazioni criticabili, ma importanti per ritrovare l’argento vivo sulla propria pelle.

E’ un processo difficile, questo di accettare se stesse e i propri capricci. Noi stesse e le parti meno esemplari del nostro carattere: gli aspetti più giocosi e infantili, stupidi. Si passano anche anni a giudicare le urla che, dentro di noi, vanno a sbattere contro l’interno dell’involucro del nostro corpo: se non sappiamo dare aria al nostro Io più scorretto, non potremmo mai dire di aver vissuto.

“Lo spazio di un errore è uno spazio di crescita”

Appunto. Un esperienza sbagliata non è necessariamente un’esperienza inutile. Non è durevole, certo, non è positiva e neanche serena. Ma è pur sempre importante! E’, infatti, nel momento in cui si tiene bassa la guardia che ci investe l’ondata di esperienze che ci renderanno persone più complete!

“…Sapevo già che non avrei raggiunto l’orgasmo e ho iniziato a pensare che l’avrei deluso per questo. Mentre pensavo così, a un certo punto, inaspettatamente, mi sono sentita travolgere da un calore intenso, dalla bocca mi è uscito un grido profondo come se lo tenessi dentro da sempre e sono venuta.”

La forza dirompente con cui si oltrepassa il limite che ci si è auto imposti è sorprendente e inebriante. Diventa una droga, dopo che abbiamo avuto il primo assaggio, non c’è più quel limite di paura che ci teneva ancorati allo step precedente – siamo andati oltre – e la fase successiva è un escalation di emozioni, prove ma, soprattutto, di salti nel vuoto incoscienti quanto e più del primo della serie.

Dopo aver scoperto che la vita ha un senso e un equilibrio anche senza che i confini laterali si tengano in piedi con il filo spinato, regolare il proprio comportamento, stabilirsi in questa nuova esistenza perennemente dinamica, non è tanto semplice. E’ la bellezza del rinascere, aprire gli occhi su un mondo completamente diverso da quello che si è visto fino a poco tempo prima…

La mia vita stava lasciando spazio all’imprevisto. Non ero più ossessionata dalla necessità di tenere tutto sotto controllo. All’inizio questo mi ha causato anche delle piccole disavventure: ho fatto esplodere una caffettiera…

Personalmente trovo veritiera al massimo e tanto semplice e importante anche questa piccola parentesi in cui Elena si scopre, ingenuamente, così sbadata e capace di sbagliare. Oddio… sbagliare!? Già… Per scoprire che è divertente uscire fuori dai bordi e dalle righe…

Sono superficiale, lo so, ma ho scoperto che mi piace essere anche questo.

Il fatto che sia giusto vivere esperienze sbagliato per trarne gli insegnamenti giusti lo apprendiamo nel momento in cui la Elena che scrive ricordando il suo passato, esprime una considerazione sulla sua storia con Lui, prendendo in esame l’unico elemento positivo che è rimasto nella sua vita…

Ogni donna dovrebbe incontrare un uomo che la prenda per mano e la guidi verso la propria intimità. Un uomo in grado con un solo abbraccio di riconsegnarti una vita intera.

[…]

Queste riflessioni nascono dalla donna che lui mi ha insegnato a essere. Mi chiedo come abbia fatto a vederla. Forse quella donna ha rivelato la sua resenza con un piccolo dettaglio, un movimento delle mani, un’espressione del viso. Un giorno gli ho chiesto come faceva a sapere che io ero anche questo. Mi ha risposto: “Chi ti ha detto che lo sapevo? Magari anche per me sei una sorpresa”.

A volte, le cose speciali arrivano inaspettate per tutti i partecipanti e quella donna un po’ naif e convinta che chiunque agisca solo con la spavalderia della sicurezza, può arrivare a scoprire che anche chi sembrerebbe sicuro di se, è in una fase di salto del buio. Non c’è essere umano che compia i suoi movimenti senza temere errori, nessuno può esimersi dall’avere la convinzione di sbagliare… anche se poi, esternamente, tutto parrebbe ben congegnato.

E’ così facile dare la sembianza di sapere chiaramente cosa si sta facendo per poi avere la risposta che Lui da ad Elena: magari anche per me, questa, è tutta una sorpresa

Lui, un uomo affascinante e totalizzante, per Elena, dolce e austero allo stesso tempo. Anche un po’ ingenuo… scopre con lei una travolgente passione ma, nel momento in cui si affronta l’argomento amore, rivela una particolare paura..

Mi spaventa la quantità di dolore che si può dare a chi si lega a te. Il senso di potenza quando ti accorgi che puoi distruggere la persona che ti ama.

Un uomo terrorizzato dai legami che, nel momento in cui riflette sulle relazioni umane, sulle sue storie passate, ricorda solo quanto possa essere stata complicata la fase di rottura, quella in cui la persona che lo amava era costretta a vederlo andare via.

Una riflessione particolare, gelida, una considerazione che dovrebbe mettere Elena in guardia. Una risposta che Lui da alla domanda “Paura del dolore?”. Sì, ma non il mio.

Un interessantissimo spaccato del carattere dell’amante di Elena. Una risposta inquietante che però, per la nostra protagonista, non costituisce un deterrente per continuare la relazione.

Un individuo che si professa “non capace nelle relazioni a due” e, come prima giustificazione, adduce la motivazione che odia il fatto che una relazione colleghi tanto due persone tanto da farne soffrire una, al momento del distacco, lasciando sottinteso che lui detesta essere un catalizzatore di sentimenti che lo carica di responsabilità, alla fine dei giochi.

Un giorno, dopo l’amplesso, i due amanti parlano della loro vita e si interrogano sui figli. Lui dice di non avere avuti, Elena spiega che lei e Paolo hanno attraversato un periodo in cui hanno cercato di procreare ma, per qualche motivo, non hanno mai avuto successo nonostante la salute di entrambi.

Solo in seguito mi sono resa conto che forse era il mio corpo a non volere. Anche quando non lo ascoltavo, anche quando lo ignoravo, lui non mi ha mai tradita, non mi ha mai mentito. Probabilmente per lui era importante che, prima di essere madre, io fossi una donna felice.

Una considerazione come questa, una spiegazione simile, una consapevolezza così, fa di Elena un personaggio che non si può non apprezzare. A prescindere dalla semplicità del significato del concetto, è piacevole apprendere quanto la donna abbia preso coscienza di se e della vita, concependo tutto come “scritto”, destinato e accaduto per un preciso motivo.

Chi annega nell’autocommiserazione, chi cerca sempre di motivare i fatti della propria vita chiamando in causa la fortuna o il suo contrario, la casualità… non è cosciente di quanto ogni essere umano, di quanto siamo noi stessi i fautori di ogni minima cosa accada nella vita di tutti i giorni. Chi non riesce a prendere atto della propria responsabilità in situazioni simili che, solo apparentemente, non si potrebbero “domare”, non è cosciente di quanto sia forte la forza di volontà e l’istinto di sopravvivenza.

Dentro ogni essere umano, non è la forza cosciente a far tutto, è quella incosciente ad avere l’energia maggiore.

Io e Paolo ci siamo ricoperti di promesse perché era un modo gentile di rimandare al futuro le nostre incapacità.

[…]

Non si dovrebbero fare promesse, nessuno può scommettere su se stesso nel futuro.

[…]

Abbiamo stupidamente pensato che due infelicità unite potessero dar vita a una felicità…

Ed ecco alcune considerazioni – tratte dalle pagine del diario, quindi contemporanee al periodo del tradimento – di Elena, riguardante la sua relazione con il marito.

Constatazioni come queste fanno parte del percorso e sono i passi che avvengono pochissimo prima che esploda la bomba.

La fine di aprile, per Elena, è un momento decisivo.

La bomba che sta per esplodere non è altro che la presa di coscienza di provare un sentimento concreto per la persona che si sta frequentando e le conseguenze nella sua vita privata sono notevoli, nette.

“Paolo, ho bisogno di parlare con te, […] vorrei che parlassimo di noi, della nostra situazione, ho bisogno di capire” […]
“[…]ti prego, non rovinare tutto con le tue solite paranoie…”

Dopo un secondo di silenzio si è alzato dal letto ed è venuto verso il mio. Ha cercato di darmi un bacio
[…]

“Lo vedi? Sei tu che complichi le cose, io sono sempre pronto a rimediare […] sei tu che non vuoi, nemmeno questa sera…”

Ecco perché, pur bigama, è comunque monogama…

Amo quest’uomo che fa l’amore con la mia testa, e per questo governa il mio corpo.

…nel preciso momento in cui ammette con se stessa di amarlo, in qualche modo, e per qualche selvaggio e selvatico motivo, Elena non condivide più alcun minimo contatto con il marito e cerca anche di stabilire i primi contatti di separazione.

Un altro particolare estremamente umano, fedelissimo e rappresentativo di un genere di donna che mi è molto familiare.

Elena affronta la sua vita imperlata di errori, ma segue una personale e innata etica che la spinge a mantenere quell’equilibrio che rispecchia senza ombre la sua pulizia interiore.

Il percorso della vecchia Elena, in direzione della scoperta di quella nuova, attraversa un inebriante momento in cui ci si sente imbattibili, invincibili ed estremamente fascinosi e carismatici.

Cammino dritta, austera come un uomo perché ho lo stesso diritto a godere che hanno loro.

Come se il diritto a godere, a vivere di piacere, a condurre relazioni clandestine, ad assaporare la sensazione di catalizzare attenzioni e provare sensazioni esplosive, fosse prerogativa solo maschile…

Per altro, nel momento in cui una donna che ha passato il suo tempo convinta di non poter godere e vivere certe esperienze e sensazioni con libertà capirà che c’è tanto altro, il contraccolpo che ne consegue sarà traumatico per chi la circonda ma, in primo luogo, per se stessa.

Scrivere un diario, per una donna che non sa giustificare le proprie pulsioni e non si capacità della sua dirompente passionalità, è terapeutico e, in pochissime parole, possono venir fuori dei concetti che riassumono quanto l’essenza maschile e femminile si somiglino, nel momento in cui il lato animale dell’essere umano si lascia uscire.

17 maggio.

Ho capito quali sono le cose importanti che voglio da un uomo.
Come mi tratta.
Come mi scopa

Con Lui, Elena ha trovato la perfetta dimensione sessuale in cui poter conoscere se stessa. Più che innamorata di Lui, Elena è innamorata delle sensazioni che prova durante i loro incontri sessuali, è innamorata della nuova se stessa, quella che non deve avere inibizioni di sorta…

“Non lo so, non ci ho mai pensato, soprattutto non l’ho mai fatto… tu sì?”
“Sì. Hai mai avuto delle fantasie mentre facciamo l’amore?”

In realtà mi era successo una volta, ma non sapevo se dirglielo. Avevo paura potesse pensare che fantasticavo perché non ero soddisfatta.

“Avere delle fantasie mentre si fa l’amore è bello e non significa che non ti piace quello che stai facendo”

Elena ha finalmente una relazione in cui può essere se stessa, provare l’estremo piacere e avere ispirazione per provarne altro, più acuto, più intenso, più forte e delizioso, senza doversi sentire in colpa, una peccatrice, una tentatrice.

La relazione ideale. Una relazione in cui il partner è compagno di giochi e di chiacchierate.

Una relazione perfetta, la migliore cui si possa aspirare, una relazione con qualcuno che si finisce per amare… necessariamente. O, almeno, si finisce per desiderare di volere accanto a lungo, con la convinzione che quell’intesa possa abbattere le barriere di tutto.

Un giorno in cui Elena si specchia nel bagno dell’appartamento del suo amante, si riconosce, vede la donna che sente di essere veramente…

Ho riconosciuto la donna riflessa: è solo nello specchio di casa sua che mi riconosco. Finalmente mi vedo.

La presa di coscienza vera e propria è arrivata. Il desiderio cosciente e deciso di lasciare la vita vecchia alle spalle è dirompente e il fatto che lei abbia raggiunto tale consapevolezza è anche il fattore che cambia tutto nella relazione con l’amante.

E’ Elena ad essere cambiata, diversa, una donna nuova… una donna innamorata e non solo interessata a provare emozioni che la portino lontano dalla sua vita piatta e noiosa.

E’ in questo momento che il suo inconscio la porta a cercare di affrontare l’argomento con il suo compagno di incontri clandestini. Il che genera una nuova rottura nella sua vita, con risposte che dovrebbero metterla in allerta ma che non sono sufficienti perché l’innamoramento è ancora nella fase di salita, una fase in cui non si hanno orecchie e occhi disposti a vedere ed ascoltare aspetto e rumore reali delle cose.

“Quando sto con una donna sogno la libertà, quando sono libero sogno l’amore. Finché non imparo a sentirmi libero dentro una relazione sarà dura per me…”

Lampante. E se Elena fosse nella fase in cui si è capaci di apprendere i concetti nascosti tra le righe non avrebbe neanche tanto da sorprendersi nel momento in cui il suo cuore sarà destinato a spezzarsi a causa di una persona che, pur vivendo con lei un’intesa sessuale casualmente perfetta, non lascia che la corrispondenza reciproca si estenda ad altri campi.

Ancora qualche momento perfetto e l’immancabile analisi delle prime fasi, di quelle in cui era tutto lontano e misterioso…

“Ma, su di noi, non avevi fantasie?”
“Dal primo momento che ti ho vista […] Quelle che stiamo vivendo”
“E con le mie colleghe?”
“No, con loro no!”
“Guarda che loro sono più belle di me”
“Non sono d’accordo e poi a loro manca qualcosa…”

[…]

Una cosa inspiegabile, che che si avverte. Qualcosa che ti rende femmina, come se a tua insaputa portassi addosso l’odore seducente del peccato originale. Per una donna come te strapperei tutte le mele dall’albero, anche se Dio non me lo perdonerebbe. Tu mi ricordi le corse in bicicletta che facevo da ragazzino attorno alla casa“.

Un dialogo aperto e schietto. Anche lui è collegato, Elena ha – in questo momento – la certezza di poterlo avere accanto per tanto tempo, ma non è ancora cosciente di come poterlo fare e, infatti,…

Ho avuto l’istinto di abbraccialo forte e di non lasciarlo più, ma non l’ho fatto per paura che sognasse la California.

…insicura. Ma realista. La sua vocina interiore sa già che quell’uomo è collegato, ma non ancora quanto lei, e che ha bisogno di tempo. Che avrà bisogno per sempre di un tempo che, a lei, ormai non serve più. Lei già sa…

…e lui lo scoprirà nel momento in cui – lontano per un impegno di lavoro – scatenerà una rivolta interiore in Elena, il caos.

Elena inizia a perdere la sua spontaneità, cerca di mascherare il suo desiderio di vederlo, arriva a mentire per sembrare la donna che è sempre stata, per tentare di far credere ancora che, per lei, è sempre solo sesso.

La distanza di due settimane e la mancata presenza di lui, quando lo chiama o gli manda messaggi sul cellulare, portano questa rivolta interiore ad esplodere e alla resa dei conti

“Elena, è cambiato qualcosa tra noi?”

Questa volta sono stata io a fare una pausa silenziosa, non potevo dirgli la verità al telefono, dirgli di essermi accorta di esser andata oltre…

Si sta arrivando al momento clou ma, prima, Elena deve confrontarsi con qualcuno che possa darle il giusto consiglio.

Si rivolge alla sua amica Carla, credendo di trovarla partecipe e positiva. Il suo consiglio, invece, è quello di non fare cazzate.

“Carla, credo di essermi innamorata”
“Questa è proprio una cazzata”

[…]

“Non nasconderti di nuovo dentro una storia, prova a immaginarti per una volta sola nel mondo, non in funzione di un uomo, ma sola con te, con le tue necessità”

Un consiglio che ricevetti anche io, tempo fa, quando raccontai ad un’amica di essermi innamorata pazzamente e desideravo solamente essere incoraggiata.

Idea che sostengo ancora oggi e che, con il senno di poi, mi accorgo cozzasse con quello che dovevo aspettarmi dall’amica con cui mi sono confidata in relazione alla situazione che mi apprestavo ad affrontare.

Due concetti in antitesi che, in quel momento, non riuscivo a concepire come tali. Che non si riescono a concepire tanto opposti, nella fase in cui si stanno affrontando e che generano rotture improvvise e immancabili.

Appena dopo il confronto tra Elena e Carla, la donna raggiunge il suo amante perché vuole confessargli di essere “andata oltre”, di essere innamorata, come ancora non sa ammettere o non vuole ammettere se non, per la prima volta, davanti a lui.

Carla suggerisce di non farlo, ma Elena è cieca.

Infatti lo raggiunge. Ed ecco che lo perde, dopo avergli lasciato capire che vorrebbe cambiare lo stile della loro storia, dopo che “rompe le regole” raggiungendolo, sentendosi libera di poter entrare nella sua vita in modo tanto istintivo…

“Dimmi piuttosto che non sono all’altezza, che non sono abbastanza per farti cambiare!”
“Il problema non sei tu… […] Adesso non sono pronto, e forse non lo sarò mai…”

Una volta che Elena accenna al suo desiderio di far evolvere le cose, come crede giusto che sia, è immorale e vergognoso anche tentare la carta della dichiarazione d’amore accorata.

La rottura è netta e la comunicazione cambia completamente.

Coesisteranno, in Elena, due nuove anime.

Quella che conserverebbe il passato perché sarebbe faticoso accollarsi anche l’impegno di spazzarlo via con cura e dedizione, e quella che non vuole ammettere di aver sbagliato.

Le attenzioni di Paolo erano impegnative: a volte è stancante anche essere amati

[…]

Non ho mai avuto una sola volta il pensiero di chiamare Carla per scusarmi, per fare pace e chiedere il suo aiuto

Se non l’avessi vissuto anche io, allo stesso modo, non crederei tali sensazioni e fasi così realistici…

La mancanza della forza per spazzare via il cadavere del suo matrimonio è un altro tassello importante da affrontare e, dopo la rottura definitiva con il suo amante, è una tappa obbligata ma difficile.

Perché nel momento in cui un uomo ti ha persa, lui ne ha la sensazione e la consapevolezza silenziosa, e il suo comportamento sarà completamente contrario a quello disattento che ha sempre avuto.

La voragine che ha lasciato si aprisse, alimentata dall’allontanamento di lei, diventa così spaventosa che occorre metterci una pezza.

Durante la cena ho parlato poco, a differenza sua che era un fiume in piena: non lo avevo mai visto così…

[…]

“Paolo, ascoltami, per favore”
“Non voglio sentire le tue parole. Le cose si sistemano, si stanno già sistemando…”
[…]
“Ce la sto mettendo tutta, Elena, te lo sto dimostrando in questi giorni… Dammi tempo”
“E’ tardi, Paolo, non possiamo più farci niente! […] Non alzare la voce e non cominciare a dare colpe”
“E invece sì, è colpa tua!”

Mesi e mesi che si cerca un contatto, che si cerca di affrontare una situazione, di parlarne… e mesi di “pietre sopra”.

Poi lui si è accorto che ormai non ci sei più, che sei scollegata per sempre, fa due moine per riacciuffarti e, nel momento in cui ritenti di dare il taglio netto, sei la stronza senza cuore che non ci crede più, che crea problemi, che non vuole, che non l’ha mai amato, che non concede tempo e seconde possibilità, che ha tutte le colpe.

Una canzone della quale conosco lo spartito musicale. A memoria.

Non riesco a pensare alla mia vita senza di te, non riesco a immaginare che domani mi sveglio e non sei lì nel letto…

Ancora. A memoria.

Quando pensavo di avere accanto un uomo innamorato, non avevo mai immaginato potessi ritrovare tante similitudini con un personaggio tanto scialbo in un libro.

Non è un uomo innamorato, questo.

Questo è semplicemente un uomo che ama la stabilità, che si innamora della donna con cui sta nel preciso momento in cui lei tira fuori gli attributi, in cui lei è decisa, tanto decisa da essere una donna che, allo stesso tempo, detesta. Perché quella donna è perfettamente capace, così, di vederlo in tutta la sua mediocrità e pochezza.

Un uomo che si stranisce del non averla più accanto, il giorno dopo, al risveglio.

E quando eravate insieme tutti i giorni, perché non hai mai onorato e reso credibile tale affermazione? Magari mostrando la tua felicità e la tua presenza, dimostrando – se c’era davvero – il desiderio e l’importanza di averla vicina, sempre insieme.

Perché piangere la mancanza di qualcuno e mostrarle la necessità di averla accanto solo dopo che l’hai fermamente convinta dell’inutilità della sua presenza?

Una recensione fuori dalle righe, con digressioni personali imperdonabili.

Ma Elena sono io. Paolo è il marito che sarebbe diventato “Lui“.

Lo so perché, da fidanzati, abbiamo attraversato fasi simili e nel momento in cui ero cosciente di essermi allontanata tanto, l’ho sentito arrivare di corsa da me. L’ho sentito col fiatone, l’ho sentito finalmente accanto come avrei desiderato fosse vicino a me appena ci siamo messi insieme, fase in cui, invece, ha preferito allontanarmi passo dopo passo, giorno dopo giorno.

Quando ci siamo lasciati a maggio, poi, e ci siamo risentiti fino a rimetterci insieme fino a metà agosto, lui mi ha spesso detto “Quanto mi manchi, la mattina non trovarti accanto a me al risveglio mi stravolge completamente. A volte, durante la notte, mi muovo e mi aspetto di sentirti lì accanto, ma mi sveglio accorgendomi che non ci sei”.

Sconvolgente e romantico, eccome.

Ma non aveva il senso che volevamo dargli tutti.

Questa è solo un’abitudine che ritarda a passare. Una presenza fissa accanto che fa comodo e rassicura, specialmente un uomo come lui, uno come Paolo, uno come loro.

Come definirli?

Io, qualche volta, ho immaginato un parassita.

Lui sta lì e non ringrazia mai, ma si alimenta di te. Della forza che gli dai, di ciò che tu guadagni per te e che ottieni sudando e impegnandoti, teoricamente, per una persona. Ma, con lui lì, lavori per due. Perché ogni sua decisione porterà alla distruzione del suo percorso, nel momento in cui tu ne stai conducendo uno tuo, tanto è facile farne solo uno e mangiare in due…

Ma più che di ciò che puoi regalare loro, i tipi così si cibano dell’energia che hai, di quella che serve per combattere la vita e le giornate amare.

Si alimentano delle sicurezze che concedi loro, della tua presenza affianco – come coppia perfetta – nelle occasioni importanti, di quella fastidiosa esistenza da copertina del voler mostrare all’esterno solo ciò che è meglio.

Si alimentano della sicurezza che tu fai nascere nel momento in cui sei serenamente e dolcemente innamorata, propositiva, attratta e loro – molto spesso – contribuiranno alla distruzione della tua autostima, appellandoti “spregiudicata” (per dirla pulita e breve) se gli “salti addosso” e se non hai inibizioni – cosa che credi inconcepibile, almeno all’interno del tuo rapporto di coppia privato – o se non metti freni, tempi e ostacoli predefiniti.

Mentre tu li farai sentire stupendi e desiderati, belli e amati, loro sapranno ricordarti che hai sempre un imperfezione di troppo, loro dovranno farti sentire sporca perché mentre fai sesso sei spregiudicata, libera, senza freni…

E, quando ormai tutti questi piccoli passettini l’hanno portato sul confine di te e vedono il vuoto davanti, finalmente si sono innamorati. Finalmente non possono stare lontano da te.

Elena, Lui, Paolo. Sono tre personaggi ben delineati che hanno una corrispondenza reale nella vita di tutti noi.

Se Paolo è Lui, come ho già scritto sopra, Elena sono io.

Ed ecco una delle ultime importanti riflessioni scritte da lei…

All’inizio, vedevo quella donna come un’entità staccata da me, quasi fosse un’altra persona. Poi sono diventata quella donna. Mi sono guardata negli occhi e mi sono detta “Eccomi. Sono tornata!”.

Appena un passo dopo aver preso coscienza di essere quella donna che ha sempre negato a se stessa e agli altri, la disposizione naturale e l’apertura per l’entrata di una nuova persona nella sua vita è bella che pronta.

Arriva Nicola. Lui non è come Paolo, ma neanche come Lui anche perché – cosa non trascurabile – costui ha un nome e non sottovaluterei il sottotesto che si potrebbe leggere in tale fenomeno…

Non sto andando a vivere con lui perché penso che il nostro sarà un amore eterno. Vad a stare da lui perché adesso è la persona con cui voglio addormentarmi la sera e risvegliarmi al mattino.
[…]
Quante donne ho dovuto indossare per essere pronta per l’uomo di oggi?

Nel finale vi regalo una metafora interessante proposta da Elena stessa casualmente, vedendo una mosca sbattere contro il vetro di una finestra della casa che condivide con il suo nuovo compagno…

Un piccolo rumore mi distrae: è una mosca che sbatte contro la finestra chiusa. Non capisce che c’è il vetro e continua a insistere, si starà chiedendo perché non riesce ad uscire. Mi alzo, apro la finestra per farla volare fuori, ma lei continua a sbattere contro il vetro. Non riesce a vedere la via d’uscita, dovrebbe solo spostarsi un po’, la libertà è vicina. Insiste imperterrita, allora muovo la mano e cerco di spostarla. Si allontana dalla finestra, poi imbocca la direzione giusta e finalmente esce.

Sarà pure un paragone semplice ma è dietro queste piccole considerazioni che stanno le più grandi verità.

Semplicemente lasciarsi il tempo, allontanarsi dal centro del problema e vederlo con una prospettiva diversa, magari facendosi anche aiutare da qualcuno che, con un minimo movimento d’aiuto, sembri creare uno spostamento d’aria troppo grande per noi…

Poi, la soluzione, improvvisamente…

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