La prima volta che ho sentito parlare di JOMO (Joy of missing out) stavo guardando un episodio della quarta stagione di Veronica Mars, caratterisco per i dialoghi infarciti di riferimenti culturali pop.

Quando traffico per casa con telefono, tablet e pc portatile per le mani, c’è sempre un momento in cui mi osservo dall’esterno e avverto di essere quasi ridicola.

Ho veramente bisogno di tre diversi apparecchi?

Anni fa, quando coltivavo il sogno di diventare giornalista e con la macchina da scrivere creavo il mio giornalino attingendo dalle notizie lette sui magazine che amavo di più mi imbattei – fallendo – per la prima volta nel concetto contrario: il FOMO (fear of missing out).

Successe che in casa entrò internet e le fonti per redigere gli articoli si sono moltiplicate.

Non sapevo più cosa scegliere, cosa scrivere, quali notizie meritassero più spazio e come avrei potuto stabilire il taglio dei miei pezzi, così lentamente smisi di “pubblicare” in cartaceo e iniziai a creare siti dinamici: avrei potuto evitare la cernita e scrivere ogni informazione.

Avevo paura di non comunicare qualcosa di importante!

In generale, questa paura è il motivo per cui spesso sono prolissa e specifico anche dettagli inutili.

Ecco il punto: scegliere a cosa dare risalto e a cosa rinunciare è una delle imprese più complicate per la mente umana!

Con l’avvento dei social e dell’abitudine di condividere momenti ed emozioni, il confronto con gli altri e le possibilità infinite delle quali diventiamo consapevoli si insinuano sottopelle convincendoci che, in qualsiasi momento, potenzialmente stiamo perdendo un evento o un prodotto in edizione limitata.

Pensavo alle recensioni sugli e-shop: conoscere le esperienze dei clienti e leggerne di buone e di brutte aiuta davvero a fare una scelta giusta e oggettivamente consapevole?

Paradossalmente, più che aiutare potrebbe confondere!

E, allora, ecco perché la JOMO!

Il trend di godere nel Perdersi qualcosa (Joy of missing out) – inteso come fare pace con l’idea che non possiamo avere, sapere e raggiungere tutto – nasce come reazione all’eccessivo stress e senso di colpa che si provano quando per forza maggiore viviamo il qui e ora e non possiamo rimanere connessi con il resto del mondo.

Simile al digital detox ma meno netto, è la presa di posizione consapevole di vivere senza l’ansia da prestazione che le foto patinate delle gallerie instagram sono solite suscitare.

La stessa proudness di chi partecipa e si espone sempre vive in chi sceglie consapevolmente di perdersi qualcosa!

Anil Dash parla della JOMO per la prima volta nel 2012 nel suo blog e, pochi mesi dopo, Christina Cook scrisse il libro The joy of missing out: finding balance in a wired world diventando poi fondatrice di Experience JOMO, sito con manifesto e challenge per diventare veri JOMO.

Leo Babauta, in proposito, spiega che l’atteggiamento dell’uomo con la tecnologia è quello della Monkey Mind: come le scimmie che saltano da un ramo all’altro, noi slittiamo tra messaggi, email, post, notifiche e rimandiamo tutto quel che richieda una soglia alta d’attenzione.

Google ha aperto una piattaforma in cui si possono trovare consigli per avere un buon rapporto con lo smartphone e disintossicarsi da un uso eccessivo.
Un test d’ingresso valuta il grado di dipendenza.
Negli Iphone , la funzione di “tempo di utilizzo” monitora quanto tempo si passi davanti agli schermi, grazie alla sincronizzazione di più dispositivi.

Ma, è paradossale solo per me che, per perdere un po’ dell’eccessivo attaccamento alla tecnologia e ai social, ci avvaliamo degli stessi mezzi dai quali vogliamo stare lontani.

Che ne dite di partire da 3 piccole buone abitudini?

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