Sono cresciuta nell’ambiente dei videogames.
Mio padre era noleggiatore di arcade games e casa mia pullulava di mobili e schede.
Street Fighter, Puzzle Bobble, Super Pang.
Tutti passati per le mie mani.
Ho, poi, passato un periodo di disintossicazione nel quale mi sono allontanata da quell’universo, per rimanere ancorata comunque alla tecnologia e ai sistemi informatici.
C’è stato il periodo Millionaire City e The Sims, in cui era chiaro che mi appassionasse il genere gestionale e, chiusa in casa, ora, ho trovato un po’ di divertimento nel testare alcuni giochetti che mi sono capitati a tiro nel google play store.
1. Tile Craft
Il primo gioco che ho scaricato in questo periodo non è un gestionale, ma intrattiene facendo leva sulla voglia di rivalsa che nasce dopo aver superato i primi dieci livelli.
Si devono creare trittici di simboli uguali e incasellarli nella corsia in basso nella schermata.
Inizialmente è semplicissimo e, quando diventa complicato, si passano ore sullo schermo nel tentativo di scampare la schermata RINIZIA PARTITA.
Se si chiude un livello a ritmo sostenuto, alla fine della partita si conquistano premi-aiuto per i successivi e, nel frattempo, vengono proposti i classici video pubblicitari previsti per i servizi gratuiti.
Il valore aggiunto del gioco è che stimola attenzione e osservazione per trovare velocemente i simboli identici.
2. Klondike Adventures
Ai tempi di Millionaire City, i giochi sopravvevano da soli.
Forse le opzioni di acquisto pacchetti per migliorare le prestazioni dell’esperienza gestionale esistevano già, ma non erano obbligatorie e non si insidiavano nella partita, bloccandola se non si era disposti a spendere soldi.
Klondike Adventures è ambientato tra montagne, ghiacciai e territori da esplorare.
Dopo i primissimi momenti in cui è tutto facile ed entusiasmante, le missioni si fanno sempre più complicate e, man mano, l’energia e i diamanti scarseggiano.
Per dirla tutta, l’energia si esaurisce regolarmente dopo aver svolto due azioni e, per procedere nell’esplorazione, si passa il tempo a cercare metodi per accrescerla.
L’unico, quello più efficace, sarebbe acquistare pacchetti di energia e diamanti che servono a portare avanti la partita.
Ovviamente mi sono sempre rifiutata di spendere denaro per giocare, quindi vado avanti come le lumache.
Il valore aggiunto del gioco è che, per le missioni, si devono costruire strutture e produrre cibo partendo da materie prime create o raccolte nel gioco stesso.
Si guadagnano monete piantando zucche, canna da zucchero, raccogliendo lana, latte e uova e producendo, con mix di ognuna di queste cose, farina, yogurt, ricotta, formaggi o anche attrezzatura per la costruzione e l’esplorazione.
Mi ha ricordato l filastrocca “per fare un albero, ci vuole un seme”, perché memoria e calcolo matematico vengono sollecitati quando la missione viene consegnata e, sempre di più, quando ci si sta avvicinando a compierla.
3. My Cafè
Non so se sia perché mi manca lavorare al bar, ma – quando tra le pubblicità viste mentre cercavo di guadagnare energia in Klondike Adventures, ho visto un sample di My Cafè – mi sono incuriosita e mi è sembrato carino installare anche questo.
Il bar nella foto è il mio e, anche qui, riscontro l’ostacolo “paga per avere quel che ti farebbe procedere a vele spiegate” ma me la faccio andare.
I giochi sono giochi, non possono trasformarsi in spese.
E’ divertente apprendere le ricette di caffetteria utili a soddisfare i clienti, prepararle in tempo e guadagnare soldi e diamanti per arredare il locale.
Il valore aggiunto del gioco sta nel fatto che i clienti raccontano le storie personali, tramite le quali vengono introdotte le missioni, e la gestione non si limita, quindi, alla sola preparazione di combo di bevande e snack.
C’è diversificazione e varietà, alternanza di ritmo e possibilità.
In tutti i giochi elencati, il piano gratuito prevede servizi limitati e promo video per ottenere premi che aiutano a velocizzare lo svolgimento delle azioni fulcro delle missioni.
Come sempre, quando un servizio è gratuito, il prodotto di valore messo in piazza è il fruitore stesso che, per forza di cose, viene invitato alla registrazione per il salvataggio dei progressi e alla, conseguente, profilazione.
Le pubblicità video sono la costante nei giochi gratuiti, probabilmente il veicolo – per gli sviluppatori – di avere denaro da investitori interessati a spazi pubblicitari molto frequentati.
In definitiva
Non sostengo che inserirsi nel meccanismo della profilazione dei dati sia il massimo, ma – in questa fase così noiosa e poco incisiva per il cervello di una persona sempre affamata di azione – impegnarmi nei giochi gestionali è diventata una necessità.
Il punto fermo è quello di non acquistare nessun pacchetto, visto che ognuno di questi giochi concede un’evoluzione naturale di punteggi e accumulo premi dopo un certo tot di tempo di inattività.
Quando la presenza del gamer scarseggia, è necessario offrirgli un premio perché ritorni in partita e, allora, giù di soldini e pacchetti sorpresa.
La partita successiva è spedita e divertente, finché non si blocca di nuovo perché l’anice speziato è finito e gli ordini possono sbloccarsi solo spendendo 100 monete di gioco che non si hanno, ovviamente.
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